Alzi la mano chi non si è mai chiesto come deve sentirsi Babbo Natale: migliaia di letterine da leggere, le renne da sfamare, i regali da preparare, il vestito da stirare per consegnare i regali...
Bene!, ora abbiamo tutti l'opportunità di testare almeno in parte le sensazioni del simpatico vecchietto: basta andare tutti in una farmacia comunale e comprare il costume da Babbo Natale, il cui ricavato verrà devoluto interamente alla Fondazione FORMA, che si occupa del benessere dei piccoli pazienti dell'ospedale Regina Margherita, a Torino.
Una volta che avrete il costume, il gioco sarà quasi fatto: potrete partecipare al 4° raduno dei Babbi Natale proprio di fronte all'ospedale!
Lasciatevi coinvolgere, entusiasmare, sorprendere dalle centinaia di persone che vestite come voi (cioè tutti intabarrati nel costume rosso e bianco) faranno festa ascoltando musica, assistendo agli spettacoli, mangiando la polenta e salsiccia preparate dagli instancabili alpini e popolando il piazzale per far godere uno spettacolo incredibile ai piccoli pazienti incollati alle finestre.
Vi lascio il link al sito dell'Associazione ed un invito: venite anche voi a sorridere con noi!
http://www.fondazioneforma.it/evento.asp?id=44
ps: fidatevi, ve lo dico con cognizione di causa... questo sarà il nostro terzo raduno!
venerdì 29 novembre 2013
martedì 8 ottobre 2013
Bello come la mamma, intelligente come il papà
... non si diceva così una volta?
Quando le nostre mamme e le nostre nonne finalmente convolavano a nozze, subito tutti si premuravano di augurare un rapido arrivo della cicogna, portando un frugoletto che fosse possibilmente bello come la mamma ed intelligente come il papà, sottintendendo così che la bellezza fosse la virtù più importante che potesse avere una donna (insieme alla pazienza, alla modestia ed alla bravura in cucina e nel badare alla casa).
Oggi però finalmente abbiamo la prova che i nostri frugoletti effettivamente tanto svegli e carini abbiano preso da noi ben più del colore degli occhi o dei lineamenti delicati: l'80% dell'intelligenza dei bimbi proviene dalla mamma.
Eh sì, hai voglia dire che "ha delle inclinazioni" o "ha i tuoi stessi difetti", il Dottor Peterson dell'Università del Michigan ha testato più di 3.500 bimbi ed i loro genitori, arrivando alla conclusione che circa l'80% dell'intelligenza dei bimbi è dovuta alla loro madre.
Questo è il link alla notizia che ho trovato in Rete: http://quelchenonsapevi.it/bambini-ereditano-gran-parte-dellintelligenza-mamma/
Non vorrei che il dottore se ne avesse a male, ma un'amica alla notizia ha commentato: "bastava chiedere alle madri!"
... e voi, cosa ne pensate?
Quando le nostre mamme e le nostre nonne finalmente convolavano a nozze, subito tutti si premuravano di augurare un rapido arrivo della cicogna, portando un frugoletto che fosse possibilmente bello come la mamma ed intelligente come il papà, sottintendendo così che la bellezza fosse la virtù più importante che potesse avere una donna (insieme alla pazienza, alla modestia ed alla bravura in cucina e nel badare alla casa).
Oggi però finalmente abbiamo la prova che i nostri frugoletti effettivamente tanto svegli e carini abbiano preso da noi ben più del colore degli occhi o dei lineamenti delicati: l'80% dell'intelligenza dei bimbi proviene dalla mamma.
Eh sì, hai voglia dire che "ha delle inclinazioni" o "ha i tuoi stessi difetti", il Dottor Peterson dell'Università del Michigan ha testato più di 3.500 bimbi ed i loro genitori, arrivando alla conclusione che circa l'80% dell'intelligenza dei bimbi è dovuta alla loro madre.
Questo è il link alla notizia che ho trovato in Rete: http://quelchenonsapevi.it/bambini-ereditano-gran-parte-dellintelligenza-mamma/
Non vorrei che il dottore se ne avesse a male, ma un'amica alla notizia ha commentato: "bastava chiedere alle madri!"
... e voi, cosa ne pensate?
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lunedì 30 settembre 2013
Mi son distratta un attimo e...
L'estate è passata in un baleno.
Prima i timidi tentativi di balneazione in Liguria, durante il giugno più freddo che io ricordi, poi le domeniche in piscina o in campagna, eh sì, e poi via verso una vacanza preparata da tempo che in 10 giorni è finita lasciandoci sfiniti ma felici.
Mi stavo preparando ad assaporare finalmente l'arrivo dell'autunno, il lento impigrirsi delle giornate sempre più corte che dopo l'estate ti lasciano dire "eh, ma è già buio!" e ti danno delle ottime scuse per non uscire di casa.
Mi ci stavo preparando dicevo, mettendo via i vestiti leggeri e le scarpe aperte, quando stamattina sono entrata in un supermercato; se da una parte ero già abituata a vedere cappotti, piumini e quanto di più invernale si possa vendere subito dopo i saldi estivi, una cosa mi ha colta impreparata: le zucche decorative e i crisantemi.
Orpolà, ottobre non è ancora iniziato, che già lo si vuol cacciare via per festeggiare Halloween.
Di questo passo, sarà meglio che io mi fermi ed eviti di fare il cambio di stagione: tra pochi giorni, sarà di nuovo estate.
Prima i timidi tentativi di balneazione in Liguria, durante il giugno più freddo che io ricordi, poi le domeniche in piscina o in campagna, eh sì, e poi via verso una vacanza preparata da tempo che in 10 giorni è finita lasciandoci sfiniti ma felici.
Mi stavo preparando ad assaporare finalmente l'arrivo dell'autunno, il lento impigrirsi delle giornate sempre più corte che dopo l'estate ti lasciano dire "eh, ma è già buio!" e ti danno delle ottime scuse per non uscire di casa.
Mi ci stavo preparando dicevo, mettendo via i vestiti leggeri e le scarpe aperte, quando stamattina sono entrata in un supermercato; se da una parte ero già abituata a vedere cappotti, piumini e quanto di più invernale si possa vendere subito dopo i saldi estivi, una cosa mi ha colta impreparata: le zucche decorative e i crisantemi.
Orpolà, ottobre non è ancora iniziato, che già lo si vuol cacciare via per festeggiare Halloween.
Di questo passo, sarà meglio che io mi fermi ed eviti di fare il cambio di stagione: tra pochi giorni, sarà di nuovo estate.
mercoledì 24 luglio 2013
It's a boy... Congratulations!
L'altro giorno è nato l'erede al trono d'Inghilterra, figlio di William & Kate.
Tutto il mondo sta mandando auguri e congratulazioni, ma io (sarà perchè da piccola li guardavo sempre) ho trovato tenero e divertente lo sketch dei Muppets:
Tutto il mondo sta mandando auguri e congratulazioni, ma io (sarà perchè da piccola li guardavo sempre) ho trovato tenero e divertente lo sketch dei Muppets:
Congratulazioni ragazzi, e se proprio volete fare i regnanti moderni e non volete saperne di tate, perlomeno leggetevi il libro della Hogg! :)))
mercoledì 17 luglio 2013
Ninna nanna, ninna oh... (Questo bimbo, adesso, a chi lo do?!?!??!!!!)
Sembra passato un secolo da quando mio figlio (che per il web ho taaanto immodestamente ribattezzato “il principe”) non voleva saperne di dormire.
Ricordo chiaramente serate passate sul divano chiedendomi: ora che dorme, e che per un paio d’ore abbondanti ancora dormirà, mi godo la serata con mio marito, guardo un film senza interruzioni, mi faccio una maschera oppure… corro a dormire, visto che tra poco ricomincia la tortura?
Il principe si svegliava anche 6 volte per notte. Un inferno piuttosto simile alla scena di “Sorvegliato Speciale” nella quale Sylvester Stallone viene continuamente disturbato in qualsiasi attività dalla voce che gli chiede “nome e numero!” (se volete rendervi conto... cliccate qui).
Non so come siamo riusciti a resistere.
Vocine suadenti ci suggerirono il Nopron, che a dire il vero alla soglia dei due anni provammo, sia pur riluttanti e scettici (ce l’aveva prescritto la pediatra, vedendo che non c’era verso che questo bimbo imparasse a dormire una notte filata e che noi genitori eravamo allo stremo); funzionò: anziché 6 volte per notte, il principe si faceva sentire al massimo 3 volte.
Ci venne però uno scrupolo e dopo i primi 10 giorni di “cura” interrompemmo la somministrazione, e tutto tornò come prima.
Dopo una settimana, tornammo al Nopron pieni di speranza: il risultato fu disastroso.
I risvegli erano di nuovo almeno 5 per notte, e la mattina dopo era più insonnolito e, diciamolo pure, più rimbambito che mai. Capimmo quindi che quella non sarebbe stata la strada giusta: lui non era più il solito bimbo allegro e sveglio durante il giorno, e la notte non dormiva lo stesso.
Ingranammo una bella retromarcia e decidemmo che avremmo resistito senza Nopron.
Tempo prima una cara amica mi aveva consigliato un libro nemmeno tanto voluminoso: “Il linguaggio segreto dei neonati”, di Tracy Hogg. Devo essere sincera: lo avevo letto ed avevo pensato: “troppo tardi, avrei dovuto applicare queste dinamiche alla sua nascita, o comunque quand’era più piccolo”, accantonandolo così sulla libreria.
Questa storia del sonno però, stava diventando IL problema da risolvere, così mi trovai a cercare il volumetto tra i libri e ad immergermi nel capitolo “Sleep”.
Scoprii che come per tutto il resto, i fondamentali sono: stabilite una routine e soprattutto, MANTENETELA.
Complice l’estate, nuove abitudini, nuovi scenari e soprattutto una maggiore rilassatezza di genitori e nonni grazie alle vacanze, è stato più facile arrivare ad avere un bambino più sereno, gratificato, rassicurato…
È stato semplice: con l’assertività di una mamma stravolta ho insegnato a tutti coloro che avrebbero avuto a che fare con i suoi risvegli (papà e nonni) che non avremmo più dovuto tirarlo su dal lettino per dargli la camomilla, che non avremmo più dovuto stimolare la sua attenzione accendendo lucine o toccandolo troppo: sarebbe bastata la nostra voce ed eventualmente una carezza… c’è voluto un po’, ma tra il Nopron di gennaio e le 9 ore filate di agosto… non c’è bisogno di commenti.
Potrei anche pensare che ormai, arrivati ai 30 mesi di vita, fosse il momento in cui con una maggiore stanchezza e consapevolezza, il principe si sarebbe comunque finalmente goduto una notte intera di sonno (e noi con lui!), metodo o non metodo.
Però… Che bene ha fatto, a me, in quel momento, sapere che un simile problema si poteva gestire?
Ora mi trovo a sentire di amiche, sorelle di amiche, eccetera che hanno questo stesso problema, e sento un bisogno viscerale di salvarle.
Ecco quindi un po’ di link:
Da Wikipedia, per saperne di più su Tracy Hogg ed il suo metodo
Sul web ho trovato anche questo sito, che si propone come aiuto per i genitori sfiniti, e che si ispira al metodo della Hogg: Le fate della nanna.
Buona notte!
P.S.: spero che dal mio tono allegro e sereno risulti piuttosto chiaro che ora quando il principe tocca il cuscino cade addormentato profondamente e così rimane fino al mattino. Mamma e papà, ora più vecchietti e meno tolleranti, ringraziano davvero commossi.
P.P.S.: non abbiamo mai voluto arrenderci al metodo Estivill (o Ferber, altro metodo “cruento” tanto di moda negli U.S.A.): abbiamo scelto di avere un figlio e di esserci sempre, per lui. Insegnare il sonno non è tradire tuo figlio in uno dei momenti di maggiore sconforto che possano provare i bimbi di quell’età. Questa è la nostra opinione.
lunedì 1 luglio 2013
Il libro dell'estate
L’anno scorso, grazie a “White Oleander”, presi la decisione che tra i ricordi dell’estate un posto particolare avrebbe dovuto averlo anche un libro.
Come è giusto con i ricordi, questi libri portano con sé la copertina un po’ spiegazzata sugli angoli, le sottolineature dei passaggi più amati, le pagine segnate dalla crema solare, dall’acqua della piscina, e magari anche delle lacrime di emozione che ci portano.
Il libro di quest’anno, che sono felice di aver trovato in libreria e che supera di gran lunga quello del 2012, è “The Help”.
Non anticiperò nulla della trama, in molti mi hanno detto di aver già visto il film che ne è stato tratto nel 2011 da Tate Taylor, ma mi limiterò ad incollare l’inizio della recensione più calzante che ho letto, ed il cui link vi lascio subito sotto il suo incipit…
Pubblicato nel 2009 e diventato immediatamente un best seller in tutto il mondo, The Help di Kathryn Stockett è considerato un classico moderno e possiede tutte le carte in regola per esserlo.
Con classe, rispetto e un pizzico di umorismo la Stockett è riuscita a dipingere un variopinto affresco di un triste capitolo della storia Americana, quello della segregazione razziale, infondendo nel libro una serie di importanti messaggi che si imprimono a fuoco nel cuore del lettore.
Pur appartenendo al genere Historical Fiction, ovvero quello che si ispira alla realtà ma racconta di personaggi di fantasia, questo libro è intriso di forte realismo e intensità emotiva che colpiscono su diversi livelli.
The Help è una storia di indifferenza, coraggio, orgoglio femminile e scomode verità che nessuno vorrebbe ascoltare, ma che una volta udite cambiano ogni cosa.
http://www.atelierdeilibri.com/2012/01/recensione-help-di-kathryn-stockett.html
giovedì 6 giugno 2013
Tanto, tanto tempo fa...
Ancora adesso, quando giugno finalmente scalda le strade ed il sole illumina l'orizzonte fino a tardi, il profumo dell'estate incombente mi riporta a questa canzone del 1987; nei miei ricordi ero ancora più giovane dei 20 anni che avevo allora, quando l'ascoltavo alla radio...
... per me, non ha perso nulla del fascino che aveva allora, e anzi... ha aggiunto una cosa che con gli anni non ho fatto che accumulare: il desiderio di viaggiare, vedere i luoghi e sentire i profumi che evoca.
... per me, non ha perso nulla del fascino che aveva allora, e anzi... ha aggiunto una cosa che con gli anni non ho fatto che accumulare: il desiderio di viaggiare, vedere i luoghi e sentire i profumi che evoca.
mercoledì 22 maggio 2013
#TISALUTO
Ognuno di noi può fare la differenza: leggete questo breve e interessantissimo articolo, impariamo anche noi ad alzarci e andarcene dicendo #TISALUTO, insegnamolo ai nostri figli! :)
http://vitadastreghe.blogspot.it/2013/05/tisaluto.html
In Italia l'insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l'insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all'umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest'anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L'abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L'abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.
Questo post è pubblicato/ribloggato in contemporanea anche da altre/i blogger: Marina Terragni, Loredana Lipperini, Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza, Sabrina Ancarola, Mammamsterdam, Zeroviolenzadonne, Un altro genere di comunicazione, Ipazia è(v)viva, La donna obsoleta, Laboratorio Donnae, Sud De-Genere,Coppette amore e..., Politica Femminile, Caso mai, Zauberei, Cosmic Mummy, in genere, the new Brix Blog, Mammaeconomia, Donne in ritardo, Valentina Maran, malapecora, Essere Donne, I Fratelli Karamazov, Anarkikka, Il porto delle nuvole, Considerazioni di una donna, Donne Viola, Sabrina Barbante, Ho fatto il composto!, Carla "conta" e crea, Blog di Sara, 101 uomini più..., Elena, Se non ora quando, EMPOROS, La solita Simonetta, No alla violenza sulle donne, Non lo faccio più, L'Italia che cambia, ma la notte no!, corpografie sessuali, Family Life, The Blake House, A.R.P.A. Raggiungimento Parità, La fila indiana, miniEva
E nella versione maschile da Lorenzo Gasparrini, Mente Miscellanea, O capitano! Mio capitano!
Se ti va, copincollalo anche tu!
http://vitadastreghe.blogspot.it/2013/05/tisaluto.html
In Italia l'insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l'insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all'umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest'anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L'abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L'abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.
Questo post è pubblicato/ribloggato in contemporanea anche da altre/i blogger: Marina Terragni, Loredana Lipperini, Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza, Sabrina Ancarola, Mammamsterdam, Zeroviolenzadonne, Un altro genere di comunicazione, Ipazia è(v)viva, La donna obsoleta, Laboratorio Donnae, Sud De-Genere,Coppette amore e..., Politica Femminile, Caso mai, Zauberei, Cosmic Mummy, in genere, the new Brix Blog, Mammaeconomia, Donne in ritardo, Valentina Maran, malapecora, Essere Donne, I Fratelli Karamazov, Anarkikka, Il porto delle nuvole, Considerazioni di una donna, Donne Viola, Sabrina Barbante, Ho fatto il composto!, Carla "conta" e crea, Blog di Sara, 101 uomini più..., Elena, Se non ora quando, EMPOROS, La solita Simonetta, No alla violenza sulle donne, Non lo faccio più, L'Italia che cambia, ma la notte no!, corpografie sessuali, Family Life, The Blake House, A.R.P.A. Raggiungimento Parità, La fila indiana, miniEva
E nella versione maschile da Lorenzo Gasparrini, Mente Miscellanea, O capitano! Mio capitano!
Se ti va, copincollalo anche tu!
martedì 14 maggio 2013
Il bicchiere mezzo pieno: la crisi
Un proverbio giapponese dice:
Non sorridiamo perché qualcosa di buono è successo, ma qualcosa di buono succederà perché sorridiamo.
Così, stamattina mentre ero in auto ho cominciato tra me e me a fare i conti dei lati positivi della crisi, e me ne sono venuti alcuni.
Ci sono in giro molte più biciclette: sarà che il caro benzina non si ferma mai, e la spesa per dissetare i serbatoi sempre vuoti diventa via via più pesante per le tasche delle famiglie italiane, ma mai come ora si sono viste in giro tante biciclette, soprattutto nelle prime ore del mattino in settimana; studenti, ma anche impiegati, commesse… complice il bel tempo, non sembra più di stare in una trafficatissima città del Nord Italia, grigia e chiusa nelle sue scatolette con le ruote, ma finalmente in una delle città dell’Emilia Romagna, mi ricorda il mare di biciclette di Parma e Bologna (ci arriveremo sì, anche qui a Torino). Chissà, magari spegnendo i riscaldamenti e smettendo di usare l’auto in modo compulsivo… anche l’aria che respiriamo migliorerà.
Molte mamme si trovano a dover affrontare i tagli alle entrate e la spesa al supermercato: come risultato, c’è stato un crollo del 4% sull’acquisto dei piatti pronti, quelli che si comprano nei reparti frigo del super e che son pronti in un batter d’occhio; pratici sì, ma a conti fatti ben più cari della somma dei singoli ingredienti. Tanto vale allora provare a cimentarsi in cucina: con tutti i programmi di cucina in onda a qualsiasi ora, non dovrebbe essere difficile!
Alla diminuzione degli acquisti dei prodotti confezionati, corrisponde invece un aumento dell’8% del consumo di uova, farina, e tutti gli ingredienti usati per la preparazione dei dolci: vuoi vedere che finalmente i bimbi torneranno ad andare a scuola con la merenda preparata dalla mamma? Che dolci i bimbi con la fetta di torta arrotolata nel tovagliolo o nell’alluminio…
Abbiamo riscoperto il piacere di invitare a casa gli amici, e passare con loro una serata in compagnia, non per forza vestiti di tutto punto ma un po’ più liberi e informali; di questo si lagnano un po’ le pizzerie, i ristoranti ed i luoghi di ritrovo, ma non troppo: basta infatti cercare il locale che faccia il servizio di “apericena” e si riesce a mangiare fuori in compagnia degli amici (alcuni posticini sono veramente una sorpresa) senza dover preparare, né spendere capitali in cene.
Aria di novità anche tra le proposte gastronomiche: aprono infatti molti piccoli locali specializzati in menù semplici, fatti di taglieri, di zuppe, di piatti contadini tipo le patate ripiene, che nessuno di noi avrebbe sognato di mangiare al ristorante, ma che tanto conforto danno allo stomaco (ed al portafogli!).
link:
venerdì 10 maggio 2013
Vogliamoci (più) bene...
La scorsa settimana ho visto un video di Dove nel quale risulta evidente che le donne non riconoscono la propria bellezza, e fissano nella mente la propria immagine in base a quello che "incamerano" dai commenti altrui circa i loro "difetti" o sul come si vedono la mattina appena sveglie; quel "qualcosa" che non piace di sé diventa un elemento fisico che si fissa nella percezione di sé e sono assolutamente sorprese nello scoprire che gli altri le vedono in maniera molto più piacevole.
Il pensiero mi è volato a quando effettivamente pensai tra me e me che mi sarebbe bastato un po' di trucco per cancellare la stanchezza dal viso e rendermi più esteticamente piacevole, come se l'essere un po' stanchi fosse prova di scarsa gradevolezza. Ci avevo perfino scritto un post!
Oggi penso che prima di tutto sarà necessario guardarci allo specchio con più amore, più simpatia ed empatia, senza mai dimenticare di prenderci cura di noi stesse, soprattutto per quanto riguarda la sfera della salute, abitudine che è alla base di una lunga, felice e soddisfacente vita con i nostri cari.
Questo è il video:
Il pensiero mi è volato a quando effettivamente pensai tra me e me che mi sarebbe bastato un po' di trucco per cancellare la stanchezza dal viso e rendermi più esteticamente piacevole, come se l'essere un po' stanchi fosse prova di scarsa gradevolezza. Ci avevo perfino scritto un post!
Oggi penso che prima di tutto sarà necessario guardarci allo specchio con più amore, più simpatia ed empatia, senza mai dimenticare di prenderci cura di noi stesse, soprattutto per quanto riguarda la sfera della salute, abitudine che è alla base di una lunga, felice e soddisfacente vita con i nostri cari.
Questo è il video:
lunedì 8 aprile 2013
Eredità
Ogni città ha la propria
eredità, e se è vero che oggi Torino (soprav)vive di FIAT, e che
FIAT significa Agnelli, e che Agnelli significa Juventus, è vero
pure che nella storia di questa città è indelebile il ricordo della
squadra calcistica del Torino.
Parlo del Grande Torino,
quello che venne cancellato con uno schianto dell'aereo contro il
terrapieno della Basilica di Superga, il Torino eroico di Valentino
Mazzola, Valerio Bacigalupo, Virgilio Maroso, Mario Rigamonti, Franco
Ossola...
A questo sogno infranto
nella nebbia, è dedicato il Museo del Grande Torino, a cura
dell'Associazione Memoria Storica Granata.
Il Museo si trova a
Grugliasco, in via La Salle 87, ed è ospitato tra le mura di Villa
Claretta Assandri, un edificio molto bello e ben conservato,
risalente al XVII secolo.
Bimbi stupiti e
adulti emozionati, abbiamo vagato tra le sale dove si trovano in
esposizione decine di cimeli risalenti alla nascita di questa grande
squadra e dello schianto fatale. Le prime pagine dei giornali, le
testimonianze dei tifosi, e tanti tributi che gli appassionati, ma
non solo, hanno voluto donare al Museo, che non gode di alcun
finanziamento e che vive grazie ai volontari che il sabato e la
domenica mettono il loro tempo a disposizione di chi vorrebbe
curiosare tra i libri paga dei calciatori, vedere le vecchie
scarpette da calcio, odorare la canfora che allora faceva tutta la
preparazione “farmaceutica” del calciatore tipo.
Ho scattato qualche foto,
che però non rende minimamente l'idea della preziosità di questo
luogo, testimone di un evento che fa parte della storia del
Territorio in cui viviamo, e che molti anziani torinesi ricordano
ancora con tristezza e malinconia.
Un ringraziamento
particolare va ai signori Raimondo, volontari dell'Associazione, che
ci hanno ospitati e guidati nelle sale con grande cortesia ed
encomiabile preparazione, a testimonianza di una vera Passione Granata.
giovedì 4 aprile 2013
I veri viaggiatori...
Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre "Andiamo", e non sanno perchè. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
Charles Baudelaire
L'altro giorno i miei "ragazzi" sono partiti da casa con le loro biciclette per quello che chiamano "il giro avventura": si parte di casa ed usufruendo delle piste ciclabili (dove ci sono!) si arriva fino a Moncalieri, attraversando parchi e costeggiando il Po.
Trovano aree gioco, scoprono angoli di natura (quasi) incontaminata, alberi caduti che bloccano le stradine, incontrano cani a volte fin troppo espansivi... ma tutto serve ad avvicinarci alla nostra vera natura di scopritori, e per rinnovare il piacere di fare, insieme, qualcosa di "avventuroso".
Alla fine della fiera, mal contati, i chilometri macinati sono stati circa 22.
Ma come dice questa foto che ho trovato in Internet, "nessuna strada è lunga in buona compagnia".
martedì 26 marzo 2013
La mamma è sempre la mamma
Oggi ho sbirciato come al solito il blog di Linus, e come spesso succede ho approfondito il suggerimento che spesso si trova in fondo ai suoi post.
E' molto divertente e, soprattutto, mi ha fatta riflettere su come anni di frequentazione di forum femminili, chiacchiere tra amiche e confronti con le mamme dei compagni di scuola non cambino in fondo mai due verità immutabili nel tempo: una, che tutte le mamme del mondo sono uguali, e due, che noi stesse ci troviamo a dire ai nostri figli quello che avevamo giurato che non avremmo mai detto, quando a sentirlo eravamo noi.
domenica 24 marzo 2013
T G I F - Thank God Is Friday
Questo ho pensato venerdì mattina: è' stata una settimana piena di impegni, antipatica e anche un po' triste.
Antipatica nell'assistere alla proposta di far seguire un corso da giardiniere ad Alessi, l'assassino di Tommy che 7 anni fa prendeva in giro tutti partecipando alle ricerche del piccolo e lanciando appelli, mentre lui stesso lo aveva colpito con un badile.
Antipatica per l'imbarazzante diatriba tra l'Italia e l'India per i due marò.
Per fortuna, proprio venerdì sera la Nazionale di Calcio ha risollevato lo spirito degli sportivi da divano pareggiando col Brasile grazie a De Rossi e Balotelli
Antipatica nell'assistere alla proposta di far seguire un corso da giardiniere ad Alessi, l'assassino di Tommy che 7 anni fa prendeva in giro tutti partecipando alle ricerche del piccolo e lanciando appelli, mentre lui stesso lo aveva colpito con un badile.
Antipatica per l'imbarazzante diatriba tra l'Italia e l'India per i due marò.
Triste per la morte di Pietro Mennea a soli 61 anni: la Freccia ci aveva fatti sognare ed insieme a Sara Simeoni per noi bambini era una leggenda da emulare. Ho messo questa foto perché mi sembra rispecchi in pieno lo stupore di un uomo semplice che diventa all'improvviso un campione, e a dispetto dei suoi sacrifici sembra stupirsene egli stesso per primo.
Per fortuna, proprio venerdì sera la Nazionale di Calcio ha risollevato lo spirito degli sportivi da divano pareggiando col Brasile grazie a De Rossi e Balotelli
Le Ferrari non sono andate così bene... ma non potevamo pretendere troppo e tutto nello stesso weekend sportivo.
mercoledì 6 marzo 2013
"Cavoli, che polpette!"
Eh sì,
a volte si compra qualcosa senza sapere bene per che cosa lo si utilizzerà...
Questo è l'esempio del cavolfiore, che a mio figlio piace tanto ma che è difficile rendere goloso, almeno per me che non sono un drago in cucina. Eppure ieri sera mi sono tornati in mente i falafel, che utlizzano ingredienti rigorosamente vegetariani e sono conditi con numerose spezie.
Senza voler minimamente paragonare le mie semplici polpette vegetariane ai falafel, ho ideato la mia ricetta che ho chiamato proprio come da titolo: Cavoli, che polpette!
Servono: un cavolfiore piccolo o a metà
2 uova
parmigiano grattugiato e pangrattato q.b.
noce moscata in polvere
cumino
sale
pepe
Ho pulito, spezzettato e cotto al vapore il cavolfiore, lasciandolo bello compatto.
L'ho tritato grossolanamente unendo il sale, il pepe, il cumino e la noce moscata in polvere.
Ho unito le uova, il parmigiano grattugiato ed il pangrattato per fargli prendere una consistenza piuttosto compatta, sufficiente a formare delle polpette morbide.
Fritte in olio evo, asciugate su carta fritti, servite calde.
a volte si compra qualcosa senza sapere bene per che cosa lo si utilizzerà...
Questo è l'esempio del cavolfiore, che a mio figlio piace tanto ma che è difficile rendere goloso, almeno per me che non sono un drago in cucina. Eppure ieri sera mi sono tornati in mente i falafel, che utlizzano ingredienti rigorosamente vegetariani e sono conditi con numerose spezie.
Senza voler minimamente paragonare le mie semplici polpette vegetariane ai falafel, ho ideato la mia ricetta che ho chiamato proprio come da titolo: Cavoli, che polpette!
Servono: un cavolfiore piccolo o a metà
2 uova
parmigiano grattugiato e pangrattato q.b.
noce moscata in polvere
cumino
sale
pepe
Ho pulito, spezzettato e cotto al vapore il cavolfiore, lasciandolo bello compatto.
L'ho tritato grossolanamente unendo il sale, il pepe, il cumino e la noce moscata in polvere.
Ho unito le uova, il parmigiano grattugiato ed il pangrattato per fargli prendere una consistenza piuttosto compatta, sufficiente a formare delle polpette morbide.
Fritte in olio evo, asciugate su carta fritti, servite calde.
Un successone!
A volte ritornano... a Courmayeur!
Domenica siamo tornati a Courmayeur, dopo tantissimo tempo.
Siamo legati a quel posto dalle vacanze del 2006, quando il nostro principe aveva 17 mesi ed era un pasticcione coccoloso: per non fargli perdere nulla di quello che ha vissuto ai tempi ma che è rimasto impigliato tra i biondi capelli di allora, abbiamo parcheggiato l'auto nel parcheggio dell'Hotel dove avevamo soggiornato, e che è rimasto ancora uguale (cioè, brutto).
Questo ci ha permesso di fare una lunga e bella passeggiata per Dolonne fino ad arrivare nella Piazza di Courmayeur e di lì risalire per la sempre glamourous Via Roma, rivedere il negozio dove abbiamo speso i primi soldi per comprare un cappellino ad un bimbo che non voleva saperne di tenere la copertura impermeabile sul passeggino nonostante il ventaccio e la pioggerella... in tutto questo, ovviamente, il ragazzo se l'è risa di gusto.
Metto qui un po' di foto, prese dalla Rete e scattate da me, di quel posto che ancora oggi è magico
Siamo legati a quel posto dalle vacanze del 2006, quando il nostro principe aveva 17 mesi ed era un pasticcione coccoloso: per non fargli perdere nulla di quello che ha vissuto ai tempi ma che è rimasto impigliato tra i biondi capelli di allora, abbiamo parcheggiato l'auto nel parcheggio dell'Hotel dove avevamo soggiornato, e che è rimasto ancora uguale (cioè, brutto).
Questo ci ha permesso di fare una lunga e bella passeggiata per Dolonne fino ad arrivare nella Piazza di Courmayeur e di lì risalire per la sempre glamourous Via Roma, rivedere il negozio dove abbiamo speso i primi soldi per comprare un cappellino ad un bimbo che non voleva saperne di tenere la copertura impermeabile sul passeggino nonostante il ventaccio e la pioggerella... in tutto questo, ovviamente, il ragazzo se l'è risa di gusto.
Metto qui un po' di foto, prese dalla Rete e scattate da me, di quel posto che ancora oggi è magico
Il Caffè della Posta, che evoca atmosfere meravigliosamente montanare:
La Società delle Guide, edificio storico dentro e fuori:
L'attività principale a Courmayeur dopo lo sci:
venerdì 15 febbraio 2013
La percezione di noi attraverso il make up
Non ci avevo mai pensato, ma il make up veramente può cambiare il nostro viso e la nostra percezione di noi da parte delle persone che ci stanno intorno.
Fino a poco tempo fa mi truccavo con pochi, basici gesti di cui l’irrinunciabile era solamente il copriocchiaie, routine che ora ho arricchito, io credevo, con pochi gesti, ma che evidentemente fanno la differenza: ebbene sì, ultimamente mi sono convinta che anche quei pochi gesti che tutti i giorni compiamo per presentarci al mondo siano importanti per come veniamo visti dai nostri cari o dai nostri colleghi.
Ne ho avuto la riprova qualche giorno fa, quando sono uscita in ritardo per il lavoro e sono arrivata in ufficio senza aver completato la routine di make up, ripromettendomi di farlo al più presto infilandomi in bagno. Tutto questo non è successo prima di incontrare una collega che mi ha subito chiarito come apparissi stanca e un po’ sbattuta.
Sono andata nei bagni e pur avendo applicato fondotinta, copriocchiaie, ombretto e rossetto la situazione era desolante.
Nella fretta ero tornata al trucco basico di qualche tempo fa, solo che la mia nuova immagine prevede:
- ombretto scuro sulla palpebra mobile ed un tocco di luce sotto l’arcata sopracciliare
- rifinitura delle sopracciglia con apposita matita (giusto un’idea, ma le disciplina e riempie i buchetti che nelle nordiche non più giovanissime ci sono immancabilmente)
- il blush, o fard, o comunque il tocco rosato della buona salute ;)
- il mascara, preferibilmente nero ed abbastanza abbondante.
Solo 4 cose, ma che fanno la differenza tra una faccia “stanca” ed una presentabile.
Metto qui il link ad un articolo che trovo molto interessante e che ho trovato spulciando in Rete proprio per capire cosa lega il nostro bisogno di piacere al make up giornaliero:
http://www.psicologo-milano.it/attualita-e-psicologia/176-cosmesi-psicologia.html
Un altro articolo veramente interessante per me è stato questo, che parla molto estensivamente di come parlare di make up sia diventato un lavoro mooolto proficuo per alcune ragazze indubbiamente talentuose, se non altro nel gestire il proprio profilo pubblico:
… e buon make up!
giovedì 17 gennaio 2013
Il cake design ci ha stufato!
Tutto comincia quando un'amica prepara dei biscotti a forma di cristallo di neve per regalarli a mia sorella: sono belli, uno spettacolo, e se tanto mi dà tanto, tirarli fuori dagli stampini non dev'essere stato facile.
Infatti, mi conferma, è stata la parte difficile di tutta l'operazione: i biscotti sono una semplice frolla, ma ricoperti dallo zucchero a velo e confezionati in una scatola a forma di cuore fanno davvero un figurone.
Decido che anche io voglio quelle formine, e scopro che erano in regalo su una delle tante "Enciclopedia del..." in vendita a dispense in edicola: inutile dire che era un corso del genere "diventa un mago del Cake Design"
Parto alla ricerca della dispensa, quando davanti all'ennesima edicola ho un flash back: mi rivedo lo scorso anno, quando impiastricciata di zucchero a velo, esausta dopo aver cercato inutilmente di tirare la palla appiccicosa di pasta di zucchero (PDZ, per le esperte), portavo in giro le mie creazioni, eternamente insoddisfatta pensando a quei capolavori chiamati "home-made cakes" creati e fotografati dalle più scafate "web-surfer housewives"...
... così, quando l'altra sera ho fatto dei semplicissimi biscotti morbidi allo yogurt, mi sono detta:
Questo è il risultato:
Ottimi per la colazione e la merenda, non impiastricciano le dita di zucchero, non ungono di burro, non fanno neanche troppo male visto che di grassi e zuccheri ce ne sono veramente pochi.
Ecco la ricetta:
300 gr. farina autolievitante
40 gr. olio di semi
120 gr. zucchero
1 yogurt alla frutta
1 uovo
Mischiare insieme tutti gli ingredienti lasciando per ultimo l'olio, formare una pallina da mettere a riposare in frigo per circa mezz'ora avvolta nella pellicola.
Se serve altra farina (troppo caldo il piano di lavoro? Troppo liquido lo yogurt?) aggiungetela affinché sia più facile spianare l'impasto fino a circa 1/2 cm e ritagliate con le formine per i biscotti.
Forno a 180° per 15 minuti.
Se ci riuscite, fateli raffreddare prima di mangiarli..!
P.S.: Ovviamente, il fatto che la dispensa fosse esaurita ed io fossi rimasta senza stampino per i biscotti a forma di cristallo di neve è stato... un segno del destino!
Infatti, mi conferma, è stata la parte difficile di tutta l'operazione: i biscotti sono una semplice frolla, ma ricoperti dallo zucchero a velo e confezionati in una scatola a forma di cuore fanno davvero un figurone.
Decido che anche io voglio quelle formine, e scopro che erano in regalo su una delle tante "Enciclopedia del..." in vendita a dispense in edicola: inutile dire che era un corso del genere "diventa un mago del Cake Design"
Parto alla ricerca della dispensa, quando davanti all'ennesima edicola ho un flash back: mi rivedo lo scorso anno, quando impiastricciata di zucchero a velo, esausta dopo aver cercato inutilmente di tirare la palla appiccicosa di pasta di zucchero (PDZ, per le esperte), portavo in giro le mie creazioni, eternamente insoddisfatta pensando a quei capolavori chiamati "home-made cakes" creati e fotografati dalle più scafate "web-surfer housewives"...
... così, quando l'altra sera ho fatto dei semplicissimi biscotti morbidi allo yogurt, mi sono detta:
IL CAKE DESIGN CI HA STUFATO!!!
Questo è il risultato:
Ottimi per la colazione e la merenda, non impiastricciano le dita di zucchero, non ungono di burro, non fanno neanche troppo male visto che di grassi e zuccheri ce ne sono veramente pochi.
Ecco la ricetta:
300 gr. farina autolievitante
40 gr. olio di semi
120 gr. zucchero
1 yogurt alla frutta
1 uovo
Mischiare insieme tutti gli ingredienti lasciando per ultimo l'olio, formare una pallina da mettere a riposare in frigo per circa mezz'ora avvolta nella pellicola.
Se serve altra farina (troppo caldo il piano di lavoro? Troppo liquido lo yogurt?) aggiungetela affinché sia più facile spianare l'impasto fino a circa 1/2 cm e ritagliate con le formine per i biscotti.
Forno a 180° per 15 minuti.
Se ci riuscite, fateli raffreddare prima di mangiarli..!
P.S.: Ovviamente, il fatto che la dispensa fosse esaurita ed io fossi rimasta senza stampino per i biscotti a forma di cristallo di neve è stato... un segno del destino!
venerdì 11 gennaio 2013
Vederti bambino
Tocco quei buchetti sulle tue manine morbide da bambino
perché io possa rivederle
quando bambino non sarai più.
Fermo in foto la meraviglia che hai in quegli occhi grandi,
... perché tu possa rivederla
quando il mondo tenterà di privartene.
Scrivo nell'aria i mille mila zeri con cui misuri il tuo bene per me,
perch'io possa rileggerli
quando il dubbio d'esser sola tornerà.
Mi abbuffo di momenti che voglio con me domani....
perché io possa rivederle
quando bambino non sarai più.
Fermo in foto la meraviglia che hai in quegli occhi grandi,
... perché tu possa rivederla
quando il mondo tenterà di privartene.
Scrivo nell'aria i mille mila zeri con cui misuri il tuo bene per me,
perch'io possa rileggerli
quando il dubbio d'esser sola tornerà.
Mi abbuffo di momenti che voglio con me domani....
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