mercoledì 17 luglio 2013

Ninna nanna, ninna oh... (Questo bimbo, adesso, a chi lo do?!?!??!!!!)

Sembra passato un secolo da quando mio figlio (che per il web ho taaanto immodestamente ribattezzato “il principe”) non voleva saperne di dormire.
Ricordo chiaramente serate passate sul divano chiedendomi: ora che dorme, e che per un paio d’ore abbondanti ancora dormirà, mi godo la serata con mio marito, guardo un film senza interruzioni, mi faccio una maschera oppure… corro a dormire, visto che tra poco ricomincia la tortura?

Il principe si svegliava anche 6 volte per notte. Un inferno piuttosto simile alla scena di “Sorvegliato Speciale” nella quale Sylvester Stallone viene continuamente disturbato in qualsiasi attività dalla voce che gli chiede “nome e numero!” (se volete rendervi conto... cliccate qui).
Non so come siamo riusciti a resistere.
Vocine suadenti ci suggerirono il Nopron, che a dire il vero alla soglia dei due anni provammo, sia pur riluttanti e scettici (ce l’aveva prescritto la pediatra, vedendo che non c’era verso che questo bimbo imparasse a dormire una notte filata e che noi genitori eravamo allo stremo); funzionò: anziché 6 volte per notte, il principe si faceva sentire al massimo 3 volte.
Ci venne però uno scrupolo e dopo i primi 10 giorni di “cura” interrompemmo la somministrazione, e tutto tornò come prima.
Dopo una settimana, tornammo al Nopron pieni di speranza: il risultato fu disastroso.
I risvegli erano di nuovo almeno 5 per notte, e la mattina dopo era più insonnolito e, diciamolo pure, più rimbambito che mai. Capimmo quindi che quella non sarebbe stata la strada giusta: lui non era più il solito bimbo allegro e sveglio durante il giorno, e la notte non dormiva lo stesso.
Ingranammo una bella retromarcia e decidemmo che avremmo resistito senza Nopron.
Tempo prima una cara amica mi aveva consigliato un libro nemmeno tanto voluminoso: “Il linguaggio segreto dei neonati”, di Tracy Hogg. Devo essere sincera: lo avevo letto ed avevo pensato: “troppo tardi, avrei dovuto applicare queste dinamiche alla sua nascita, o comunque quand’era più piccolo”, accantonandolo così sulla libreria.
Questa storia del sonno però, stava diventando IL problema da risolvere, così mi trovai a cercare il volumetto tra i libri e ad immergermi nel capitolo “Sleep”.
Scoprii che come per tutto il resto, i fondamentali sono: stabilite una routine e soprattutto, MANTENETELA.
Complice l’estate, nuove abitudini, nuovi scenari e soprattutto una maggiore rilassatezza di genitori e nonni grazie alle vacanze, è stato più facile arrivare ad avere un bambino più sereno, gratificato, rassicurato…
È stato semplice: con l’assertività di una mamma stravolta ho insegnato a tutti coloro che avrebbero avuto a che fare con i suoi risvegli (papà e nonni) che non avremmo più dovuto tirarlo su dal lettino per dargli la camomilla, che non avremmo più dovuto stimolare la sua attenzione accendendo lucine o toccandolo troppo: sarebbe bastata la nostra voce ed eventualmente una carezza… c’è voluto un po’, ma tra il Nopron di gennaio e le 9 ore filate di agosto… non c’è bisogno di commenti. 
Potrei anche pensare che ormai, arrivati ai 30 mesi di vita, fosse il momento in cui con una maggiore stanchezza e consapevolezza, il principe si sarebbe comunque finalmente goduto una notte intera di sonno (e noi con lui!), metodo o non metodo.
Però… Che bene ha fatto, a me, in quel momento, sapere che un simile problema si poteva gestire?



Ora mi trovo a sentire di amiche, sorelle di amiche, eccetera che hanno questo stesso problema, e sento un bisogno viscerale di salvarle.

Ecco quindi un po’ di link:
Da Wikipedia, per saperne di più su Tracy Hogg ed il suo metodo
Sul web ho trovato anche questo sito, che si propone come aiuto per i genitori sfiniti, e che si ispira al metodo della Hogg: Le fate della nanna.

Buona notte!



                          
P.S.: spero che dal mio tono allegro e sereno risulti piuttosto chiaro che ora quando il principe tocca il cuscino cade addormentato profondamente e così rimane fino al mattino. Mamma e papà, ora più vecchietti e meno tolleranti, ringraziano davvero commossi.
P.P.S.: non abbiamo mai voluto arrenderci al metodo Estivill (o Ferber, altro metodo “cruento” tanto di moda negli U.S.A.): abbiamo scelto di avere un figlio e di esserci sempre, per lui. Insegnare il sonno non è tradire tuo figlio in uno dei momenti di maggiore sconforto che possano provare i bimbi di quell’età. Questa è la nostra opinione.

1 commento:

  1. Da mamma di un bimbo che a 9 mesi ancora si svegliava tra le 10 e le 17 volte per notte (contate realmente!), il metodo della Hogg ha funzionato là dove neppure la melatonina c' era riuscita, per due motivi: ci ha dato, come genitori, la consapevolezza di non essere anormali e di condividere lo stesso problema con molti altri, e ci ha dato le basi per capire che è fondamentale non demordere e attenersi alle routine positive che vogliamo instaurare. Il bimbo si farà cullare dall' abitudine e, soprattutto, dalla nostra sicurezza.

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